La Sifo Fu-Turista

Laura Fabrizio
laurafabrizio01@gmail.com

“La scommessa è che le singole parole, quasi sussurrate, conservino il fascino
della narrazione, suscitando nel lettore il desiderio di leggere e ricercare, per propria
autonoma scelta, anche quello che è taciuto”.



L’anno scorso, nella rubrica “Aprimi cielo” del settimanale “Venerdì” abbinato a La Repubblica del 13 Giugno 2014, Alessandro Bergonzoni scriveva, con la sua solita maestria e sensibilità, un articolo dal titolo “Il grido d’aiuto delle nostre parole”. Non potevamo non notarlo noi del Bollettino Sifo che da ormai sette anni curiamo, in questa rubrica, “Parola del Direttore” con tanta devozione e rispetto verso la “Paràula” di chiunque, in quanto essa permette agli esseri umani di esprimere concetti, sentimenti, cose. È questo il grido d’aiuto di alcune parole riportato dal giornalista in detto articolo: «Ci chiamano Vittoria Italia Gioia Bandiera Sconfitta Gioco Finale Azzurro Ragazzi Coraggio Campo Sacrificio Emozione Inno Fratelli Mondiale e abbiamo paura: stiamo morendo, ci trascinano da una parte all’altra nei discorsi, ci assaltano con migliaia di verbi, all’infinito, ci mettono dentro frasi che non vorremmo sentiste e non è colpa nostra, ci chiudono in bocche che ci sputano dappertutto. La gente poi ci calpesta, ci umilia, e quando dovremo essere riusate, non avremo più alcun senso, energia, valore. Aiutateci, fermateli, diteglielo! Non siamo solo parole, siamo suono e la sua voce, siamo opere viventi.... Ci imbrattano, ci deturpano. Non lasciateglielo più fare, portateci via…. Pronunciateci per quello che siamo, ora urlateci prima che ci sterminino, o nascondeteci nei pensieri, nelle idee, non abbandonateci. Non lasciate che ci vuotino: vi siamo state utili e vi siamo piaciute? Salvateci!».
La citazione di cui sopra, anche se tardiva, per noi della SIFO trova giustificazione ed è divenuta attuale dopo la coraggiosa ed intelligente definizione del titolo “Il Farmacista per Scelte, Interventi, Futuro, Outcome” voluta per il nostro XXXVI Congresso Nazionale (che si terrà a Catania dal 22 al 25 Ottobre di quest’anno) comprendente, oltre che le quattro parole che declinano in un modo coerente l’acronimo S.I.F.O., ben altre novantasei parole chiave, tutte attinenti il ruolo e le attività del farmacista, sparse intorno al titolo stesso, alla maniera dei futuristi dell’inizio del novecento, come fossero “parole in libertà”.
Sappiamo tutti che il futurismo è stato un movimento artistico e culturale italiano del XX secolo e che ebbe influenza su movimenti artistici che si svilupparono in altri Paesi, in particolare in Russia, Francia, Stati Uniti e Asia. I futuristi esplorarono ogni forma di espressione: pittura, scultura, letteratura (poesia e teatro), musica, architettura, danza, fotografia, cinema e persino la gastronomia. ll 20 gennaio 1931, infatti, Marinetti pubblicò anche il “Manifesto della cucina futurista” sulla rivista Comoedia. Secondo egli bisognava eliminare la pastasciutta, così come forchetta, coltello e condimenti tradizionali, ed incoraggiare l’accostamento ai piatti di musiche, di poesie, di profumi.
Oltre a Palazzeschi, Carrà, Boccioni, Balla, Severini e tanti altri, anche Salvatore Quasimodo aderì, in gioventù, al futurismo. Nelle loro parole c’èra tutto un entusiasmo verso la ricerca di un linguaggio nuovo, slegato dall’estetica tradizionale che era percepita come un retaggio vecchio. All’armonia ed alla raffinatezza i futuristi contrapposero il disordine delle parole.
A distanza di un secolo, anche la SIFO si vuole lib(e)rare nello spazio di annunci, board e manifesti. Infatti, attraverso la locandina ufficiale del XXXVI Congresso Nazionale, prova a sperimentare un nuovo modo di comunicare ai suoi iscritti, adottando la sintesi visuale come facevano i futuristi, anche il bisogno di sentirsi centro e l’urgenza di fissare rapporti con gli altri sanitari. Parole “liberate” dalla rigida sintassi per coinvolgere i partecipanti nell’ispirazione. Parole in libertà, parole senza fili, parole che vivono di luce propria.
Anch’io, come direttore del BoSifo, a conclusione di questo articolo voglio proporre, più modestamente, ai lettori un esempio di utilizzo di “parole in libertà” per descrivere brevemente la Sifo di oggi, così come sembra essere percepita dai tanti soci che queste parole hanno “liberato” dai loro reconditi e più articolati pensieri personali, in mia presenza ed in più occasioni, durante questi ultimi anni di forte rinnovamento della Sifo.
Perciò, inserirò nel testo, come avrebbe fatto Marinetti, qualche onomatopea per sentire il rumore della nostra professione, utilizzerò caratteri tipografici di varie dimensioni, grassetti e corsivi e sfrutterò il verbo all’infinito, “ch’è tondo come una ruota e adattabile a tutti i vagoni del treno discorsivo/analogico. L’infinito anarchico dà velocità allo stile: rifiuta il soggetto, nega il periodo, impedisce al discorso d’arrestarsi e sedersi in un punto determinato. L’infinito è tondo, gli altri modi e tempi verbali sono triangolari, quadrati, ovali”.
Un brevissimo testo, quindi, in cui “la parola si forma, deforma, trasforma; diventa chiave del motore che tutto (s)muove”. Mezze parole, parole singole o a braccetto con altre, mezze frasi o periodi interi in libera uscita. Un modo per raccontare a noi stessi, con un po’ di allegra ironia, molta critica e scarsa autocritica, la Sifo di oggi.
È in questo modo che la scrittura interpreta l’evoluzione e può creare un suo nuovo spazio. Uno spazio che parla sempre di noi, del nostro tempo, della nostra società scientifica e della nostra professione. Ieri, oggi e - forse - anche domani.
La Sifolemme liberata”:
…. Giiiro…. giiiro… tooondo… cavaallo… appreesso al mooondo… ceento... cinquaanta…
Che gioia [Ah–Ah] vedere finalmente soci Sorridere contenti Aprire Menti nuovi orizzonti possibilità Esprimersi libera-Mente Partecipare vita societaria pari opportunità Autonomia Orgoglio Rispetto
Che Forza [Gulp] andare “Circo GrandeTogni” [Click–Clock] bere un martini [Glu-Glu] potare giardino Sifo dè fiore e dè rosa [Tunc-Tunc] Cucire [Zip-Zip] vestiti dalla A alla N tagliare [Zac-Zac] vestiti dalla M alla Z in sartoria con sarti sartine e sartori …pallido ricordo di gioventù
Che bello [Eh-Eh] cantare “Felicitààà” [Tiritumpte… e l’ariolà] a Torino con Albano e Romina senza Rumena lontano da Verona assenti giuliettaeromero senza monete monelle e monine
Che pacchia fare prima colazione [Gnam-Gnam] marmellata latte latticini e lattaruli a pranzo invitare finocchiaro taddei e colicchia per mangiare prodotti di nicchia in piccola osteria e all’ostino chiedere autorevole parere godere paesaggio di verdi poggi poggetti e lontani poggioli con sopra eoliche pale paline paletti e palozzi inviare messaggi di auguri con messaggeri e messi a messori
Che fatica [ Ahi –Ahi ] tenere insieme Lumbard Siculi Sicani Veneti Sardi Lucani Laziali Liguri Campani Piemontesi Apuli Marchigiani Calabresi Umbri Friulani Abbruzzesi Romagnoli Valdostani Trentini Emiliani Molisani
Che piacere alla fine vedere soci Sifo danzare [Zump-Zump] entusiasti insieme uomini donne giovani vecchi belli brutti neri bianchi gialli biondi castani rossi magri grassi alti bassi maschi femmine gay ricchi poveri strutturati dirigenti direttori precari Co-Co-Co [dè] specializzandi [Chi-cchi-richì] studiare imparare parlare scrivere ri-cercare co-ordinare sperare esporre impegnarsi progetti risolvere problemi raggiungere obiettivi sicurezza governance disavanzo bilanci cateteri flow- chart flussi sterilità report DDD innovazione HTA tecnologie appropriatezza efficacia efficienza equità etica Qualità eccellenza MCQ onestà libertà sogni bi-sogni unione unità democrazia sapienza Salute -Sanità-Sanità- Sanità e ancora… Buona Sanità.