Egide, patrocini e patronati

Laura Fabrizio
laurafabrizio01@gmail.com


“La scommessa è che le singole parole, quasi sussurrate, conservino il fascino
della narrazione, suscitando nel lettore il desiderio di leggere e ricercare, per propria
autonoma scelta, anche quello che è taciuto”.


Quando da giovane studentessa mi recavo a visitare qualche importante mostra d’arte, la cosa che facevo, ancor prima di guardare le opere esposte, era quella di sbirciare il relativo catalogo, depliant o manifesto, irresistibilmente attratta com’ero, dai numerosi variopinti Stemmi e Loghi ivi riportati – in assoluto ordine gerarchico – in nome e per conto delle importanti istituzioni e delle potenti personalità che tale evento avevano inteso “proteggere” da tutto e da tutti.
In tali occasioni ero sempre più meravigliata per l’imponente dispiegamento di forze simbolicamente armate – fortunatamente solo su carta patinata – di scudi, lance, corazze, elmi piumati, saette, tori furenti, leoni ed aquile rapaci, ma che io percepivo come severo monito ai visitatori pur non conoscendo quali fossero le vere ragioni di tanta estrema e dichiarata difesa di una manifestazione squisitamente culturale.
Le domande che allora mi ponevo durante e dopo lo svolgimento di simili manifestazioni, culturali o scientifiche che fossero, erano sempre le stesse: chi è minacciato e da chi? dai ladri? dai visitatori? dai partecipanti? dai passanti? dagli artisti o scienziati concorrenti? dai fruitori? oppure da sconosciuti ed indefinibili nemici? Per me non vi era alcun motivo che giustificasse tanta mobilitazione di potenti e, perciò, non ritenevo soddisfacenti le improvvisate risposte degli organizzatori occasionalmente intervistati. Al contrario, ho sempre trovavo del tutto giustificabile che le opere e i luoghi ritenuti dall’UNESCO “Patrimonio dell’umanità” fossero siti da “proteggere” a qualsiasi costo, come pure le aree e le riserve “protette” dal WWF o dalla FAO, visti i forti interessi da parte di bracconieri, speculatori e contrabbandieri attivi in tutto il mondo.
Ancora oggi mi chiedo il perché, nonostante il totale rivoluzionamento che da ormai un secolo sta subendo il mondo della comunicazione in genere, il linguaggio usato in questi contesti sia rimasto immutato da millenni. Espressioni come: “Sotto l’Egida del Presidente della Repubblica”; “Sotto l’Alto Patronato della Presidenza del Consiglio dei Ministri”; “Con il Patrocinio del Comune”; “Con la particolare protezione di Sua Eccellenza…”, sono ancora molto usate non solo in occasione di eventi letterari, musicali, artistici in genere, ma anche nei Congressi, Convegni e Simposi delle Società Scientifiche e in particolare di quelle sanitarie compresa la SIFO.
Da giovane non avrei mai pensato che anch’io, in futuro, avrei dovuto chiedere e concedere “Egide, Patrocini e Patronati ” a difesa e protezione di eventi scientifico-culturali organizzati in SIFO, egidarmata - prima come Segretario Regionale del Lazio poi come Presidente Nazionale- e, quindi, costretta ad indossare pelli di capra, incorruttibili corazze e infrangibili scudi da cui fare scaturire saette folgoranti contro non meglio individuati quanto improbabili nemici.
Sì, è proprio così! L’Egida (dal greco: aigìs – aigìdos; da: aix- aigòs=capra , in sanscrito: ag’as=becco; ag’a=capra) era, infatti, la pelle della capra Amaltea, nutrice di Zèus, con la quale egli si difese combattendo i Titàni. Essendosi una volta rotto un corno contro un albero, le ninfe lo raccolsero e lo ornarono di fiori; Zèus promise loro che dal quel corno sarebbe scaturito tutto quanto avessero desiderato. Fu così che ebbe origine la “Cornucòpia o Corno dell’Abbondanza. In seguito, la capra Amaltea, per avere allattato Zèus bambino, in compenso venne posta tra le stelle.
L’Egida in origine era una corta corazza fatta, come già detto, di pelle di capra, a forma di mantello che faceva da scudo, fabbricata da Efesto per Zèus, e che secondo la leggenda omerica il sommo tonante scuoteva con la sinistra, mentre scagliava fulmini con la destra, per suscitare tempeste e destare spavento.
Secondo la leggenda posteriore, aveva al centro l’effigie terrificante della Gorgone (Medusa), che insieme con Steno ed Euriale erano le tre mitiche figlie di Forco e Ceto: esseri spaventosi, capaci di tramutare gli uomini in pietra con lo sguardo, che avevano ali d’oro, mani di bronzo, zanne di cinghiale e serpenti sul capo e attorcigliati in vita come cintura.
È anche vero che il termine “Egida” oggi è usato nel significato traslato di difesa, protezione, riparo, appoggio, tutela, alta protezione: porsi “sotto l’egida della giustizia”. Anche il termine “Patrocinio” è molto adoperato per indicare la protezione accordata nell’ambito dei rapporti tra i diversi gradi di una gerarchia sociale.
Patrocinare (Patrono-cinàri ) dal latino Patrònus = protettore, avvocato e canere= cantare e, quindi, decantare, lodare, parlare in favore, intercedere, sostenere, appoggiare. Nel linguaggio giuridico, infatti, è il compito di difesa, di assistenza e rappresentanza in giudizio. In quello devoto, invece, è riferito alla protezione di un Santo Patrono. In questo caso il Patrono è onorato con speciale culto quale particolare protettore e intercessore presso Dio. Patrono era anche, al tempo dei Romani, chi affrancava uno schiavo, mantenendo nei suoi confronti una serie di diritti e doveri che caratterizzavano il patronato.
Infatti, gli istituti di patronato dei nostri tempi sono organismi istituiti da sindacati o da associazioni analoghe per assistere i lavoratori nelle questioni di previdenza e assistenza sociale (patronato sindacale, scolastico, etc). Mentre nel diritto ecclesiastico il patronato è il diritto di presentare un candidato a un beneficio ecclesiastico vacante: patronato regio, quando tale diritto spetta a un Re o a un Capo di Stato.
Immagino che anche nel nostro caso concedere l’egida, il patronato o il patrocinio della SIFO ad una manifestazione voglia significare partecipazione, anche solo nominale, sempre associata però all’idea di favore, protezione, riparo, difesa da ciò che può danneggiarla anche se non conosciuto.
È evidente che tutto quanto fin qui ho detto vuole dimostrare che, forse, è tempo di aggiornare il nostro glossario per adeguare il linguaggio della comunicazione all’attuale contesto storico e sociale, ancor più se tale comunicazione riguarda la scienza, la cultura, l’arte e, come nel nostro caso, se riferita specialmente alla salute delle persone, degli animali e delle piante che (con)vivono nel villaggio globale che è diventato il nostro pianeta.
Il mio auspicio è, dunque, che da ora in poi, le Società Scientifiche e in primis la SIFO, adottino, in questo contesto, una nuova terminologia che possa meglio esprimere i concetti di solidarietà, di condivisione e di partecipazione agli eventi societari da parte di istituzioni e di personalità illustri, eliminando definitivamente i linguaggi astrusi e bellicosi del passato, adoperando termini più comprensibili, coerenti, pacifisti e democratici quali: collaborazione, partecipazione, promozione, auspici, suggerimenti, consigli, supervisione, guida, sponsorizzazione, partnership e provider, lasciando al mito gli scudi, i nembi, i fulmini, i serpenti e la terrificante Medusa.