Le fake news, il ruolo delle società scientifiche e dei professionisti

Arturo Cavaliere

Presidente SIFO

presidente@sifoweb.it

L’infodemia, secondo la definizione che ne ha dato l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è la condizione di “sovrabbondanza di informazioni – alcune accurate e altre no – che rende difficile per le persone trovare fonti e indicazioni affidabili quando ne hanno bisogno”.

Se da un lato la pandemia è stata caratterizzata da una valanga di informazioni, gran parte delle quali fake news, successivamente alla crisi sanitaria si è accompagnata una vera e propria emergenza sul fronte della comunicazione pubblica ed istituzionale: denominata com-demia da Marco Centorrino (Infodemia e comdemia: la comunicazione istituzionale e la sfida del Covid-19. Humanities - Anno IX, Numero 18, Dicembre 2020), che afferma “La com-demia va interpretata – nella nostra elaborazione del concetto – come sovrabbondanza di attori che vogliono accreditarsi all’interno dei meccanismi di comunicazione pubblica-istituzionale e contemporanea inadeguatezza di strumenti tradizionali a fronte di uno scenario di crisi inedito”.

Il diffondersi dei social media, specie nell’ultimo quinquennio, ha rappresentato certamente un nuovo canale attraverso il quale diffondere, in maniera più o meno intenzionale, informazioni false.

Per capire quanto sia utile o pericolosa l’informazione sui social alcuni dati sono eloquenti.

Anche l’Italia è stata direttamente interessata dall’infodemia SARS-CoV-2: ad esempio in base ai dati relativi ai soli post pubblici monitorati da CrowdTangle al momento dell’analisi (CrowdTangle Team, 2020), tra il 30 gennaio e il 3 maggio 2020 sono stati pubblicati oltre 2 milioni e 700 mila post in lingua italiana su Facebook su questo tema, per un totale di oltre 480 milioni di interazioni. In aggiunta, anche da uno studio (Edelman, 2000) l’Italia è risultato il paese con la più alta percentuale di persone che accedevano quotidianamente a notizie e informazioni sul virus (58%).

Pertanto il 2020 sarà ricordato, anche, per la notevole responsabilizzazione dei grandi fornitori di servizi digitali, come Google, Facebook e Twitter, nella lotta contro la mala-informazione sul virus.

La sanità è stata il primo settore della pubblica amministrazione a dedicare attenzione al ruolo informativo e partecipativo dei social media, prima fra tutti il Ministero della Salute che, impegnato appunto sul fronte delle innumerevoli informazioni fuorvianti reperibili nel web e sul social Facebook, ha dedicato una pagina tematica denominata “Attenti alle bufale”, mirata a contrastare la disinformazione attraverso la confutazione di più di 50 fake news sul coronavirus diffuse sui social media.

La SIFO, all’interno di questo scenario così complesso, per parte sua attraverso l’Ufficio Stampa in Staff alla presidenza è stata protagonista di una serie di Comunicati che hanno fatto diventare di dominio pubblico (prima di tutto nel mondo dei professionisti) quali fossero le istruzioni operative per l’allestimento dei vaccini; messo in guardia le Istituzioni su quali sistemi utilizzare come procedura nei confronti dell’utilizzazione fraudolenta degli scarti degli stessi, e reso evidente i meccanismi di conservazione, preparazione ed uso degli anticorpi monoclonali.

In pratica, in questo modo, SIFO ha svolto appieno il compito proprio di Società Scientifica. Ma oltre a questo non ci siamo mai prestati al gioco della “fame di visibilità” ad ogni costo, che purtroppo ha reso (come già detto) spesso incapaci i cittadini di distinguere tra vero e falso.

Il nostro ruolo è questo: raccontare la verità scientifica evidence based. Solo così noi – e tutte le altre società scientifiche – creando un baluardo nei confronti delle news non verificate, di quelle verosimili ma false, e di quelle credibili ma senza radici scientifiche.

L’evento formativo promosso da SIFO a Bari sulle Fake News è stato una opportunità di confronto e di riflessione tra il mondo del giornalismo, i professionisti della salute, il mondo accademico e gli stakeholder per essere attenti nei confronti di un fenomeno che non si esaurisce all’interno della sanità.

La credibilità dell’informazione scientifica è una parte della credibilità dell’informazione a 360 gradi.

In questo senso l’importanza di una Società Scientifica e dei suoi professionisti, potremmo dire, è di rilievo sociale: essere in grado di fornire informazioni chiare e robuste, scientificamente dimostrate, contribuisce infatti alla reputazione della nostra professione e alla credibilità della ricerca scientifica, aiutando contemporaneamente tutta la società a ritrovare quella fiducia nei confronti della sanità, della ricerca e dell’informazione, che spesso negli ultimi anni è andata persa a causa di quella infodemia che non si può curare con un medicinale, ma che comunque ha un vaccino a sua disposizione: quello rappresentato dalla notizia vera e riscontrabile.