Cerimonia inaugurale

Apertura del Presidente del Congresso
Mauro De Rosa

Cari colleghi e care colleghe, autorità, rappresentanti delle istituzioni, dei pazienti, delle aziende sanitarie e delle imprese presenti, ho l’onore qui oggi a Rimini, 8 ottobre 2007, di aprire i lavori del XXVIII Congresso della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle ASL. Questo appuntamento consente ai farmacisti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) di confrontarsi ogni anno su diversi temi e di tracciare una linea di indirizzo delle attività che vengono svolte dai nostri soci all’interno dei servizi farmaceutici degli ospedali e delle ASL. Il tema di quest’anno è quello del rapporto tra innovazione e salute pubblica, analizzato da una visuale che tiene conto della nostra storia, della nostra cultura, della nostra intelligenza, della nostra opera, e che si propone di venire allargata verso temi e questioni che solo parzialmente finora abbiamo affrontato e discusso.
I farmacisti sono da tempo orientati alla verifica dell’efficacia di farmaci e dispositivi nel loro impiego personalizzato a livello ospedaliero, ambulatoriale o territoriale, anche grazie al processo di riconversione che ha trasformato il farmacista di tradizione, prevalentemente impegnato in attività di supervisione su logistica e approvvigionamento, in farmacista clinico ed esperto di pharmaceutical care.
Come verrà presentato nella prima sessione plenaria, la verifica dell’efficacia dei prodotti a livello sperimentale tende a essere effettuata sempre più in popolazioni mirate, cambiano le stesse modalità di registrazione che tendono a riferirsi a pazienti selezionati, a nicchie di patologie; anche gli stessi studi randomizzati, sempre necessari, necessitano di conferma e verifica, di analisi farmaco-epidemiologiche, farmaco-economiche e di studi osservazionali, e sulla qualità della vita in popolazioni più ampie e anche non controllate.
I farmacisti del SSN hanno imparato, insieme ad altri clinici, a interpretare e a presentare questi studi in cui si distinguono e discutono le affermazioni e le conclusioni e organizzano autonomamente studi, come verrà poi presentato meglio nella sezione dedicata alla ricerca della SIFO. Occorre poi trasferire il dato della ricerca sperimentale nella pratica clinica allargata, su pazienti in ospedale o sul territorio non più in condizioni controllate e verificarne l’uso perché sia appropriato, non costituisca uno spreco, non disperda il valore e perché se ne controlli la sicurezza su numeri più elevati.
Occorre poi trasferire il dato della ricerca sperimentale nella pratica clinica allargata su pazienti che necessitano del nostro aiuto, della nostra capacità di verifica dell’uso, ed è qui che interviene e si esplica il senso del sottotitolo di questo Congresso, l’efficacia si confronta con economia, equità, etica. Qual è il rapporto fra queste quattro E?
L’efficacia dei trattamenti, che i farmacisti sanno ormai conoscere, valutare e confrontare, di cui conoscono i costi insieme ad altri qualificati professionisti, attraverso i sistemi di verifica comparativa, deve tenere conto delle compatibilità economiche, le risorse disponibili, cioè confrontarsi con economia, e la nostra storia ci dice che anche questo lo abbiamo appreso, lo sappiamo fare attraverso le analisi di tipo statistico sanitario e più recentemente con veri studi di farmaco- e dispositivo-economia.
Oggi abbiamo di fronte una sfida ancora più grande, che la SIFO e i farmacisti del SSN vogliono raccogliere e lanciare; il tema è quello del rapporto con altre due E, l’equità e l’economia. Lo affronteremo già nella prima sessione cercando di verificare, attraverso contributi qualificati, come tradurre nella pratica clinica l’appropriatezza, dettando regole chiare, qualificate e condivise, con il prof. Liberati, e promuovendo il technology assessment con il dott. Raftery, ma ancor più nel confronto con le agenzie regolatorie nazionali, che approvano e rendono rimborsabili, e quindi gratuiti, i farmaci ma anche i dispositivi, per le strutture pubbliche e quindi per tutti i cittadini, cosa che faremo nella sessione plenaria del 10 di ottobre.
Se si vuole consentire una vera equità nell’accesso ai farmaci e alle tecnologie occorre che questo impegno, per l’uso corretto a valle, ma anche per il prezzo giusto a monte, sia comune e non coinvolga soltanto l’AIFA e il ministero della Salute, ma anche Regioni e aziende sanitarie; il tema che sarà affrontato nella sessione di chiusura e nella tavola rotonda che coinvolgerà anche i farmacisti e rappresentanti dei pazienti e dei cittadini. Ma quello che con questo Congresso vogliamo fare, perché è la sfida dei prossimi anni, è capire e discutere insieme che per assicurare l’equità dell’accesso, questione ricordiamolo soprattutto di diritti, è necessario saper fare delle scelte, scelte consapevoli e professionali, ma che sempre più saranno di tipo etico e coinvolgeranno inevitabilmente le coscienze e i comportamenti dei decisori, costretti ad assumersi piena responsabilità.
L’efficacia, dunque, dovrà confrontarsi anche con l’etica delle scelte, che non potranno e non dovranno essere lasciate al singolo decisore clinico, cioè al responsabile ultimo del trattamento terapeutico, il medico: dovremo pensare a un processo decisionale al quale anche il farmacista con la sua storia e la sua cultura, ma anche con le sue conoscenze specialistiche potrà e dovrà contribuire. Questo è il tema che chiediamo a tutti i moderatori e ancor più ai relatori di tutte le sessioni di approfondimento di tenere presente nella presentazione dei contributi e nella discussione con i partecipanti.
Quando scorrerete i titoli delle sessioni, non troverete tutti gli argomenti inerenti le tante attività che vengono svolte nelle farmacie ospedaliere e nei servizi farmaceutici territoriali (ne abbiamo contate più di 25); abbiamo fatto una scelta, cercando di individuare alcuni settori in cui forte è l’innovazione tecnologica, altissimi sono i costi economici, ma ancor più sono ridotti gli outcome, i risultati misurabili, e soprattutto problematiche sono le scelte che occorre fare, e si tratta di scelte su chi, come, quando trattare e alla fine anche se trattare.
Sarà interessante e auspicabile verificare questi quesiti in cardiochirurgia, in onco-ematologia, in neurologia e ancor più nelle malattie rare, e non vogliamo neppure restringere il campo al nostro Paese dove abbiamo e difendiamo strenuamente un bene di tutti, il servizio sanitario pubblico italiano, perché questo servizio sanitario che garantisce universalismo, equità, solidarietà, ed è sempre bene ricordarlo, gratuità delle cure, a questo servizio noi apparteniamo e a questo servizio noi dobbiamo la nostra professionalità, la nostra attenzione e il nostro impegno.
Abbiamo anche chiesto al Comitato Scientifico l’inclusione nel programma di una sezione apposita dedicata all’equità dell’accesso ai farmaci per i Paesi in via di sviluppo, per una tradizione della SIFO, ricordiamolo, che ha una rubrica fissa sul Giornale Italiano di Farmacia Clinica ma ha anche una storia collaborativa, e lo possono testimoniare i presidenti della SIFO che sono qui presenti e gli amici che da sempre collaborano con noi all’interno del centro studi, con borse di studio e investimenti progettuali che hanno coinvolto farmacisti di questi Paesi. A noi interessa dare attenzione ai problemi di intere popolazioni del mondo che si confrontano sui costi dei farmaci, sul problema della contraffazione, per esempio, sul tema sempre attuale dell’essenzialità di alcuni farmaci, sulla reale disponibilità delle cure e sulle sofferenze che carenze e problemi provocano a bambini, anziani, donne che non dispongono del più elementare diritto alla vita e alla cura, e questi problemi non li hanno, voglio ricordarlo, soltanto Paesi in via di sviluppo ma anche più di 40 milioni di cittadini del più evoluto sistema democratico del mondo occidentale, gli Stati Uniti d’America.
Da ultimo, invitiamo i colleghi e le colleghe più giovani a iscriversi e a partecipare a due workshop, un momento formativo tradizionale dei nostri congressi, sui temi dei processi di selezione dei farmaci nei prontuari e sulle valutazioni degli off-label, entrambi esemplificativi di questi nessi, le quattro E, tra i temi congressuali.
Sappiamo che un congresso è sempre un momento di confronto e di dibattito, ma anche di verifica dei punti di vista e di proposte di cambiamento. Abbiamo una forte attenzione da parte del mondo industriale, che è presente anche quest’anno con numerosi simposi e stand e che è rappresentato in questo Congresso da uno degli esponenti di punta della Farmindustria, il dott. Lapeyre; abbiamo riscosso l’interesse e le partecipazioni di diverse rappresentanze delle istituzioni centrali, il ministero della Salute con il sottosegretario che saluto, il dott. Serafino Zucchelli, modenese e caro amico, e l’AIFA, in primo luogo con il suo sempre ed essenziale direttore generale Nello Martini (nostro past-president), di altre agenzie regolatorie nazionali e delle Regioni. Sono presenti anche numerosi direttori generali, e daranno il loro contributo rappresentanti di società scientifiche e associazioni di utenti e pazienti. A tutti chiediamo di contribuire a farci crescere ancora, a essere sempre più propositivi e sempre protagonisti attenti, e noi speriamo insostituibili professionisti della Sanità pubblica, per continuare a difendere e sviluppare il SSN, a garantire le cure appropriate a tutti, evitando gli sprechi e contribuendo a effettuare le scelte sempre più ardue e difficili che ci attendono.
Per noi, lo ricordiamo, c’è piena corrispondenza tra l’uso corretto del farmaco e del dispositivo medico, e uso corretto della cosa pubblica; dimostriamo di saper fare come sempre, come ci hanno insegnato i nostri padri, buona farmacia con scelte efficaci, eticamente oculate, economicamente compatibili e con una equa distribuzione delle risorse. Ma per fare questo, occorre fare un nuovo passo in avanti e portare, con la nuova dirigenza, tutta la categoria verso questi nuovi obiettivi ambiziosi e imparare a fare atti di piena responsabilità, come ha ricordato Gianni Tognoni nell’ultimo editoriale, atti di vero coraggio; perché, vedete, è più facile trattare che non trattare, è più facile trattare con farmaci anche quando non si dispone di prove di efficacia, è più facile illudere e illudersi che questo serva, è più facile per noi lasciare ad altri questa scelta. È più complesso e difficile, dico anche conflittuale, dichiarare per esempio che non serve trattare o che è eticamente inopportuno, forse la terminologia è ancora impropria, e alla fine non trattare.
Ma vogliamo andare ancora più in là: condividere il peso di chi ha la responsabilità finale, il medico, ed è quello che dobbiamo ancora imparare a fare: atti di donazione di questo coraggio nei confronti di altri professionisti, dei nostri pazienti e delle nostre aziende all’interno del SSN. Non bisogna aver paura di farlo, occorre però riuscire a mettere in pratica questo coraggio in piena luce, e nell’ambito di questi due principi guida, charitas e sapientia ... charitas è una parola complessa, c’è dentro anche l’amore nei confronti dei pazienti; sapientia, significa conoscenza, significa professionalità, significa consapevolezza del proprio ruolo, che i nostri padri professionali hanno voluto mettere nel nostro simbolo unendolo a una condizione che oggi sembra quasi eccezionale e dovrebbe essere la regola: il senso del dovere e lo spirito di servizio, che devono essere sottesi e illuminare sempre il nostro percorso intrecciandolo con il progresso della scienza e la difesa dei diritti dei cittadini, dei pazienti e dei popoli.
A tutti un buon lavoro.