Arte e Scienza Speziali

Giorgio du Ban

Daniela Scala

AORN A Caldarelli, Napoli
sdaniela2000@yahoo.com

Care colleghe, cari colleghi,

sono veramente onorata di ospitare nella rubrica “Arte e Scienza Speziali”, la seconda parte della monografia sulla Storia della Farmacia del collega Giorgio Du Ban.

È un sapiente intreccio di storia della farmacia, e della medicina più in generale, con letteratura e arti visive condito dall’umorismo accattivante di Giorgio. La lettura ti prende , ti affascina, ti porta indietro nel tempo per poi riportarti a velocità supersonica ai nostri giorni a testimonianza della grande cultura, competenza, scientifica e umanistica dell’autore.

Un anonimo diceva che lo “Scopo della medicina è qualche volta curare, spesso aiutare, sempre consolare”.

L’aforisma coglie appieno le aspettative della gente nei confronti della medicina ma, di fatto, la realtà è quasi specularmente l’opposto: raramente consola, talvolta aiuta, spesso cura.

La “consolazione” che sempre più pazienti cercano e desiderano, non si esprime solo con parole, con frasi di circostanza, ma è una vicinanza spirituale, emozionale, un sentimento di humanitas, di condivisione che il farmacista, e più in generale il professionista della salute, super competente da un punto di vista scientifico (e ben venga!!!) ha bisogno di recuperare per far sì che la sua professione diventi arte.

Buona lettura!

Lungi da noi l’intenzione di affrontare un tema la cui complessità è ampiamente discussa (anche se non risolta) da molti Grandi tra i quali il formidabilmente ultracentenario (107) triestino Gillo Dorfles medico-psichiatra, poeta, pittore, filosofo, docente e ricercatore di Estetica; noi vorremmo limitarci a citare alcune coincidenze artistiche che hanno occasionalmente riguardato il nostro mondo professionale.

Tra il 2011 e il 2013, con il patrocinio dell’Università degli Studi di Verona, sono stati pubblicati una decina di libri nell’ambito di un progetto editoriale di ricerca su Salute, malattia e luoghi di cura nella tradizione letteraria. Ovviamente vengono riportati gli Autori che hanno interpretato in vario modo il vissuto dell’ammalato: Thomas Mann nella magia della Montagna incantata insegna come nella medicina vi sia una larga componente umanistica, Virginia Woolf (Sulla malattia) si meraviglia che la letteratura non abbia rivolto altrettanta attenzione alla sofferenza fisica (romanzi sull’influenza, poemi epici sul tifo, odi sulla polmonite) che alle attività della mente (amore, battaglie, gelosia), dimenticando forse la peste del Manzoni e di Albert Camus o il cancro, che uccide El Niño Stanton, di García Lorca. La tragica malattia descritta da Kafka (La metamorfosi) viene completamente trasfigurata in un recente bozzetto dove attorno ad un Gregor Samsa, a letto in camicia da notte perfettamente normale e orripilato, si aggirano i parenti trasformati in giganteschi insetti. Forse motivo di ispirazione per l’anestesista-rianimatore Marco Venturino che nel suo racconto Cosa sognano i pesci rossi cerca di capire il muto monologo dell’ imprenditore isolato nel suo coma irreversibile che sente, vede e non può far altro: finirà male.1 Gustave Flaubert nipote, figlio e fratello di medici rifiuta la professione e descrive i tre medici nella Madame Bovary che, secondo l’interpretazione del chirurgo triestino Pietro Valdoni2 (1900-1976) possiamo classificare come un onesto operaio (Charles Bovary), uno scaltro artigiano (Canivet) e un geniale artista (Larivière); il farmacista Homaiscon la sua giuliva spocchia antireligiosa … non ci fa una bella figura. Nel suo antiromanzo l’Educazione sentimentale, l’ultima lezione al non più giovane Frédéric Moreau sarà quella del ricordo dei bordelli dov’era incominciata. Nella letteratura termale i bagni diventano una ambigua fonte di benessere tra mondanità e medicina come nel Mont Oriol del Maupassant: saranno uno spassoso vissuto della incerta salute di Italo Svevo,3 ma anche del Michel de Montaigne, che realmente soffriva del “mal della pietra” e frequentava quelli di Lucca, per il quale credere nella medicina è una follia, ma non crederci, come dirà il fragile Marcel Proust, sarebbe una follia ancora maggiore ed aggiungeva che tutto quello che il suo medico sapeva lo doveva a lui, anticipando così un approccio olistico moderno e alla pari. Approccio ufficializzato oggi dall’Accademia dei Pazienti Onlus (Eupati Italia)4 che ha lo scopo di educarli per poter incidere con una cosciente condivisione delle scelte nei processi decisionali della diagnosi e della terapia; tema autorevolmente trattato dall’Istituto Mario Negri (http://www.partecipasalute.it/ cms_2/node/2479) in un testo gratuito che dovrebbe essere obbligatorio (a fianco della meno utile Farmacopea) in tutte le farmacie del territorio, a disposizione di un pubblico preparato e magari, snellito e semplificato, da distribuire a tutti da personale sanitario qualificato5 per una intelligente educazione sanitaria. Un sondaggio condotto su 150 assistiti dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) evidenzia come la lettura di storie di cancro o la scrittura della propria esperienza possano essere degli importanti coadiuvanti nella terapia: il libro Non siamo immuni: la vita è meravigliosa del diciottenne Giacomo Perini, presentato al Ministero della Salute il 15 marzo 2016 ne è la prova più recente. Anche il cinema, dopo il primo esperimento del Policlinico universitario A. Gemelli di Roma, entrerà nelle strutture, ovviamente dove lo spazio lo permetterà, per il trattamento del disagio dell’esperienza straniante della malattia e dell’ambiente ospedaliero.6

L’arte e l’opera del genio sono da sempre oggetto di speculazioni filosofiche che vi troveranno, oltre all’indiscussa superiorità intellettuale, anche una leggera traccia di follia: in letteratura sarà un tema ricorrente (vedi lo splendido Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam).

Già precedentemente l’arte è stata utilizzata come antidoto al disagio psichico sia come lettura che come scrittura; il teatro dimostrerà che gli attori “sensibili” non hanno bisogno di fingere per recitare: al contrario, “essere un altro” è per loro più facile. Più frequentemente è stata utilizzata la pittura in quanto permette un principio di organizzazione mentale e soprattutto perché attraverso l’attività immaginifica si possono mettere a nudo formulazioni inconsce dell’individuo meglio e più direttamente che attraverso analisi impostate esclusivamente sul linguaggio verbale. A una ventina di chilometri da Vienna sorge il “Maria Gugging”, un grande ospedale psichiatrico, che ospita tra i vari padiglioni la “Haus der Künstler” voluta dal medico psichiatra Leo Navratil, che verrà inaugurata ufficialmente nel 1981: qui i malati di mente, veramente speciali, vengono curati in modo altrettanto originale. Già nel 1970 una delle gallerie più importanti della capitale mette in mostra i dipinti di questi artisti che, da un successo all’altro, invaderanno i musei di tutto il mondo. Dobbiamo ricordare che Jean Dubuffet rimase affascinato dalle teorie di Hans Prinzhorn (1886-1933, L’arte dei folli. Attività plastica dei malati di mente Berlino 1923) che era entrato nel 1919 come assistente nell’Ospedale psichiatrico dell’Università di Heidelberg ed aveva arricchito la già importante collezione (5000 opere) che servirà poi al nazismo per definire l’Arte degenerata. Già nel 1945 Dubuffet raccoglieva la creazione degli alienati e donava, quella che diventerà la Collezione dell’Art Brut, al Comune di Losanna dove nel 1976, grazie anche agli amici André Breton (studente in medicina con interesse per la neuropsichiatria e fondatore del surrealismo) ed altri artisti dell’informale, troverà spazio nel Museo. Per Johann Feilacher, che nell’86 subentrerà al Navratil, tutto quanto scaturisce dalla mano e dalla fantasia dei suoi ospiti particolari, non dev’essere rinchiuso nel “cassetto della psichiatria” e usato come test diagnostico, ma bisogna accettarne la novità del linguaggio, anche se la loro creatività emana da una “coscienza alterata”. Margaret Naumburg fu allieva di Freud a Vienna e introdusse negli USA un metodo diagnostico e terapeutico basato sull’utilizzazione e l’interpretazione di disegni e pitture spontanee da parte di pazienti nevrotici e psicotici … è ovvio che … la pittura-scultura infantile, quella dei dementi, entrambe spesso “spontanee” o esercitate con precisi intenti pedagogici e terapeutici … sono avulse da quanto intendiamo per creazione artistica che comunque rimane un fenomeno così poco razionale e così illogico.7 Hermann Rorschach, allievo di Carl Gustav Jung pubblicherà nel 1921 (Psychodiagnostik) i risultati delle sue ricerche con il famoso test delle macchie, più tardi Max Pfister ricorrerà alle nostre preferenze cromatiche nel Farbenpyramide test. Graziella Mangherini, docente di psichiatria presso l’Università di Firenze studierà uno scompenso psichico acuto che può cogliere il fruitore più sensibile davanti alle bellezze dell’arte e lo denominerà la “Sindrome di Stendhal”.

Innumerevoli gli Scrittori8 che hanno trasformato in arte le loro esperienze con l’oppio (T. De Quincey, O. Wilde, J. Cocteau), la cocaina della spia fascista Pitigrilli (pseudonimo del mezzo ebreo Dino Segre), mentre la morfina porterà al suicidio letterario il “giovane medico” e grande scrittore M. Bulgakov; l’apomorfina che trovava impiego nella disfunzione erettile e come emetico, sarà per Carlo Levi, al confino in Lucania, un’occasione per ridicolizzare l’incompetenza di un collega del posto, mentre per W. S. Burroughs9 (antropologo quasi medico) sarà un mezzo di disintossicazione dalle sue tante droghe puntualmente sperimentate e scientificamente descritte.10 Il Br. J. Of Addiction of alcohol and other drugs pubblicherà (vol. 53, n. 2, 1957, pag. 119) un suo lavoro con una breve lettera di presentazione:

Caro Dottore,

Grazie per la sua lettera. Le accludo l’articolo sugli effetti delle varie droghe che ho usato. Non so se sarà adatto alla pubblicazione. Non ho niente da obiettare a che venga usato il mio nome.

Nessuna difficoltà con il bere. Nessun desiderio di usare alcuna droga. Salute generale eccellente. La prego di porgere i miei saluti a X. Faccio quotidianamente i suoi esercizi con eccellenti risultati.

Sto pensando di scrivere un libro sugli stupefacenti, sempre che mi riesca di trovare un collaboratore adatto per la parte tecnica.

Suo

William Burroughs

In alcuni romanzi ha utilizzato la tecnica del cut-up (già risorsa del Dadaismo) prima del normale taglia e incolla della nostra era. Morirà tranquillamente nella sua casa il 2 agosto 1997 all’età di 83 anni per un “attacco di cuore”. L’avventura beat, artisticamente affascinante, ma non sempre condivisibile sul piano educativo-sanitario, porterà Ginsberg all’Urlo e alla definizione che certe droghe benevole (come la marijuana) servono a coloro che desiderano non far niente, pensare, riposare e avere visioni e alla constatazione (forse eccessiva) che essere tossicomane in America è come essere ebrei nella Germania nazista. L’apocalittica esperienza letteraria di Céline (Louis Ferdinand Destouches futuro medico della mutua) nasce già nella sua tesi di laurea sulla tragica vita del ginecologo ungherese Semmelweis inventore dell’igienica pratica di lavarsi le mani. Al funerale laico di Dario Fo, tra i mille saluti, Fedele Confalonieri azzarda un … In politica non la pensavo come lui, ma agli artisti si perdona tutto … non fu così per Céline e tanto meno per Ezra Pound: Pierre Drieu La Rochelle, da raffinato dandy, preferirà il suicidio alla sventagliata di mitra, ordinata da Sandro Pertini, che subiranno gli attori Osvaldo Valenti e Luisa Ferida sua moglie (incinta). Nelle Lettres Inédites, dedicate al medico Henri Bénézech, Camille Vettard avvicina il nome di Marcel Proust (un Einstein della psicologia) a quello di Albert Einstein (un Proust della fisica), mentre Paul Valéry paragona A. Rimbaud a sperimentatori quali il chimico-fisico William Crookes e Pierre Curie a dimostrazione che sia il poeta che lo scienziato, ciascuno nel suo stile personale, possono creare nuovi mondi.

La più artistica delle malattie, dopo la romantica TBC (Mimi nella Bohème e Violetta nella Traviata), sarà la tragica sifilide che secondo Giuseppe Scaraffia11 ha appestato la maggior parte dei più rinomati Artisti senza distinzione di sponda come i già citati Maupassant (Ho la sifilide! Finalmente! … Alleluia, ho la sifilide, quindi non ho più paura di prenderla! … ma cinicamente la distribuirà nei vari incontri), Wilde, Flaubert, Baudelaire, Stendhal, Heine, Lenin e tanti altri e quasi sempre contratta in una delle case di tolleranza: paradisi in vendita variamente citati come luoghi di pubblica insicurezza (Joyce), il buio non luogo (Scaraffia) e le prostitute cinicamente paragonate da Balzac a il cuore è come una puttana, quando smette di battere è finita. In Francia nel 1945 Marthe Richard prostituta, pilota d’aereo, spia ed altro ancora si batte per la chiusura delle case dopo aver raggiunto una certa età (a cinquant’anni la concorrenza si fa sentire) e un’ampia agiatezza tra mariti e amanti deceduti; in Italia riuscirà nello stesso non condivisibile intento la maestrina socialista Angelina Merlin (1958). Nel tempo la terapia passa dal mercurio e i suoi sali, al guaiaco, la salsapariglia e finalmente al Salvarsan e al successivo Neosalvarsan variamente citati in letteratura: Galyl inglese per Joyce.

Secondo Aristotele (384-322 a.C.) starnutire è un segno tra il sacro e il divino perché proviene dalla testa quindi l’uso del tabacco da fiuto in polvere sottile, che era già usato nell’America meridionale precolombiana, ha una sua ragion d’essere e godrà di un grande successo anche mondano nel 1700: nell’800 sarà una raffinatezza quello prodotto a Macuba nella Martinica con zucchero ed essenza di rose. L’uso della Polvere di Mummia per uso interno verrà invece tacciato di antropofagia nel Fiero pasto12 della medievalista Angelica A. Montanari; in realtà si tratta di un farmaco come lo sono i succhi o parti di vari animali (opoterapia, organoterapia) per arrivare ai trattamenti ormonali e ai trapianti di oggi. Il Pier Andrea Mattioli (1501-1577), che la consiglia in diverse patologie, ne disquisisce con autorevolezza stimando roba da ricchi la vera mumia egiziana e consigliando gli operatori sanitari (speziali) ad utilizzare il galenico-generico, trattando i pezzi di un buon cadavere con il bitume del Mar Morto, il Natron del lago Ciad, le dovute spezie e lasciarli poi riposare il tempo necessario (carne secca) per poterli polverizzare: potremmo definirlo un precursore della farmaco-economia (non erano previsti gli studi di bioequivalenza). Sarebbe comunque curioso conoscere l’opinione dell’Autrice sulla cura della Colite pseudomembranosa da Clostridium difficile con trapianto di feci di parente o donatore sano mediante sondino naso-gastrico abbinato a serviziali o, più recentemente, grazie agli sviluppi della moderna tecnica farmaceutica, in un’unica somministrazione in polvere per via orale (l’estratto di mirtillo potrebbe essere una soluzione forse meno efficace ma, psicologicamente, più gradevole13): il batterio è tra le cause principali delle infezioni ospedaliere.14 Una ricerca svolta nell’Ospedale di Providence (Rhode Island) ha notato che, nei confronti di quello autologo, il trapianto fecale eterologo riduce il rischio di recidive.15 Gli scienziati dello Scripps Research Institute stanno testando sugli animali con successo l’uso delle salicilanilidi, da poter affiancare alle attuali terapie con metronidazolo, vancomicina e fidaxomicina.16 Anche nella cura della Colite ulcerosa il trapianto di microbiota fecale è una promettente opzione terapeutica: gli studi futuri dovrebbero concentrarsi sulla definizione del dosaggio ottimale e sul ruolo della corrispondenza donatore-ricevente in base ai profili microbici.17 È interessante come una terapia possa sconvolgere il significato di alcuni modi di dire.

Tutto l’apparato digerente partecipa tecnicamente alla trasformazione degli alimenti in sostanze nutritive essenziali per l’organismo e diverse ricerche confermano che una dieta ricca di grassi può stravolgere la composizione del microbioma intestinale aumentando così il rischio di depressione e altre patologie psichiatriche; secondo uno studio franco-svedese, che ha preso in considerazione più di 1000 tipi di batteri, un metodo computazionale potrebbe proporre la dieta ideale o l’aggiunta di batteri intestinali (probiotici), ove carenti, per ogni singolo paziente. A questo proposito ritengo autorevole il giudizio di Michel Eyquem de Montaigne (1533-1592) nella sua vasta ricerca personale della saggezza pervasa da un pessimismo (… Il vino nuoce agli ammalati …) e da uno scetticismo rari al tempo del Rinascimento: … Sano o malato, mi son sempre lasciato andare ai desideri che mi premevano. Do infatti grande importanza al mio istinto e alle mie inclinazioni.… Il mio appetito in molte cose s’è arrangiato abbastanza felicemente da sé e s’è adattato a ciò che era bene per il mio stomaco … Una recente ricerca francese18 ha dimostrato che il valore della capacità di autoregolamentazione alimentare (Intuitive-eating) propria del mondo animale, può essere accettata anche per il primate-homo. E continua … Essere già soggetto ad una colica e dover poi astenermi dal mangiar ostriche, sono due mali invece di uno: la malattia ci dà noia da un lato, la medicina da un altro lato … .19 La sua lungimiranza sarà ampiamente confermata da uno studio dell’Università della Columbia che ha definito il sistema gastroenterico un Secondo cervello20 e da un altro studio dell’Università dell’Oregon che prenderà in considerazione la carenza dello zinco soprattutto negli anziani,21 la cui presenza nell’organismo è essenziale per lo sviluppo delle funzioni neurologiche e del sistema immunitario e che si trova in percentuale rilevante proprio nelle ostriche. In omeopatia lo zincum metallicum sembra sia risultato utile oltre che per attivare la memoria nello studente anche per lenire le conseguenze di eccessi sessuali e in un’altra ventina di disturbi.22

Per quanto riguarda gli eccipienti di emulsioni e creme oltre ai grassi suino (axungia porci) e umano (axungia hominis), assurgerà a fama immortale il cetaceum grazie all’affondamento della baleniera Essex nel 1821 causato da un capodoglio albino irto di decine di antichi arpioni che suggerirà a Conrad Melville il suo Moby Dick. Fondamentale il personaggio polinesiano Queenqueg che salverà da morte sicura il collega ramponiere indiano Tashtego caduto nel cranio di un capodoglio appena ucciso pieno di spermaceti allo stato liquido; ad arricchire il bottino la preziosa Ambra grigia dell’intestino.

Le spezie il cui consumo si divide tra cucina e medicina e le droghe adoperate solo in terapia saranno oggetto di traffici leggendari sul tipo della via della seta attraverso lo sconosciuto Oriente, per non parlare delle navigazioni alla scoperta di nuove rotte e di nuovi mondi. Le epidemie il cui contagio era dovuto ai miasmi che invadevano l’aria, venivano contrastate da giganteschi falò pubblici e da odori di tutti i tipi per renderla pulita e salubre (aromaterapia). Non dimentichiamo che i “re” magi portano a Gesù sì oro, che sta sempre bene, ma anche mirra della quale sono state confermate le proprietà antinfiammatorie, disinfettanti e analgesiche (con azione paragonabile a quella della morfina) e l’incenso che nell’antica magia, come tutte le piante odorose, era considerato efficace per proteggerci dagli spiriti maligni e il suo profumo veniva offerto alle varie divinità (era in odore di santità). Viene citato per la prima volta (1550 a.C.) nel papiro di Ebers come Lacrime di Horus: oggi sappiamo che contiene delle molecole che possono avere attività ansiolitica, antidepressiva, antiossidante e antinfiammatoria.23

L’erbario figurato, cioè quel testo di farmacologia botanica in cui la descrizione delle piante e delle loro proprietà terapeutiche si alterna alla rappresentazione di ciascuna, fu una grande invenzione dell’antichità. In seguito a causa della ricerca di astrazione che caratterizza la cultura medievale, tale realismo andò disperdendosi a favore di un’immagine che in certi casi risulta praticamente irriconoscibile. Come nel caso della antropomorfa Mandragora (ipnotico e afrodisiaco) preziosissimo e pericolosissimo farmaco: per raccogliere la sua radice (la migliore sotto l’impiccato ad assorbire le ultime gocce di sperma e orina) bisogna turarsi le orecchie con tappi di cera per evitare di impazzire alle urla della pianta che non vuole uscire, quindi è necessario legarla ad un cane affamato che attratto da una ciotola di carne posta a un paio di metri la sradicherà rischiando la vita. Machiavelli (1469-1527) la renderà immortale anche in teatro con la sua commedia dove farà citare al “dotto” pretendente Callimaco il famoso ed arcano hipocràs … che è a proposito a racconciare lo stomaco, rallegra il cervello … e che è semplicemente vino bollito con cannella, zenzero e miele.

La data di nascita dell’Umanesimo è incerta (1453 la caduta di Costantinopoli, 1454 l’invenzione della stampa, 1492 la scoperta dell’America), è invece certa l’influenza del Petrarca e del Boccaccio protagonisti del passaggio dalla Scolastica alla nuova corrente di pensiero. In questo periodo il medico spesso si trasforma in filosofo della natura ed il docente di fisica alterna le lezioni pratiche con quelle di filosofia, considerata la grande maestra.24 Non dimentichiamo che per staccarsi dalla continua intrusione divina nelle malattie e dalla costante presenza delle varie superstizioni, il medico doveva e tuttora deve usare il puro ragionamento che è la materia prima della filosofia che farà parte degli studi delle arti sanitarie fino al 1800. D’altra parte un recente lavoro americano25 propone l’ipotesi che le donne che vanno spesso in chiesa vivono più a lungo e si ammalano di meno di cancro e di malattie cardiovascolari. Ipotesi ancora da indagare a fondo anche se ha già ricevuto una conferma dall’Italia: fede, preghiera e in generale meditazione possono agire positivamente sul sistema immunitario.26 Oggi il massimo titolo accademico riconosciuto internazionalmente è il dottorato di ricerca il Ph.D. ovvero Doctor of Philosophy, come al solito dal latino Philosophiae Doctor.

A’ la fin du siécle nascono l’impressionismo (il conseguente puntinismo ne porta le tecniche su un piano scientifico-analitico: Francesco del Drago (1920-2011) cercherà di agire (con i colori) direttamente sulla trasmissione dalla retina alla zona cerebrale sull’area gratificante delle sinapsi edoniche) e subito dopo l’espressionismo che tanta influenza avranno nell’arte. Nello stesso periodo, nella grande Vienna del Kaiser und König Francesco Giuseppe (1848-1916), questo impellente bisogno di cambiamento, di andare oltre l’aspetto superficiale dei fenomeni per scavare in profondità, modificherà l’approccio dei medici27 alla patologia e sarà la culla della psicanalisi freudiana, portata a Trieste dallo psichiatra Edoardo Weiss (1889-1970). Tra i suoi pazienti triestini, oltre al poeta Umberto Saba fantasiosamente convinto dell’importanza e dell’efficacia di queste cure, che confesserà all’amica Anita Pittoni: “Ben! ti sa come che xe finì con Weiss? nell’unico modo che podeva finir ... Xe finì che iero mi che lo psicanalizzavo a lù … ”, e rideva, azzurro e divertito,28 ebbe anche Bobi Bazlen, intellettuale di altissimo rilievo e probabilmente anche Italo Svevo, ma sicuramente e senza risultati positivi suo cognato Bruno Veneziani omosessuale e morfinomane. Anzi lo stesso Freud (1856-1939) lo licenzierà con una diagnosi cinicamente negativa; viceversa il pittore Arturo Nathan trasfigurerà in arte pittorica la propria esperienza analitica.29 È innegabile che le nuove teorie abbiano influenzato il pensiero contemporaneo: Italo Svevo, che della malattia aveva una vera ossessione e che vedeva i medici tutti votati al fallimento, lo aveva giudicato … Grande uomo quel nostro Freud, ma più per i romanzieri che per gli ammalati. Un mio cugino (il Bruno Veneziani) uscì dalla cura durata per varii anni addirittura distrutto … . Tuttavia, se la cultura umanistica si è arricchita di idee letterarie e filosofiche che hanno sostituito o integrato quelle preesistenti, l’impatto della psicanalisi sulla medicina dei disturbi mentali sarà più problematico anche per le ricerche neuroscientifiche sul cervello sede della mente, della coscienza, forse dell’anima, magazzino dinamico dell’esperienza aperto a quanto produce il comportamento attraverso le alterazioni strutturali indotte dall’apprendimento e dall’ambiente. … Nonostante le prese di posizione polemiche di chi ne disapprova l’ingerenza è in costante ascesa l’interesse delle neuroscienze verso temi e questioni di tradizionale pertinenza filosofica … salvo poi … la risibile fioritura di discipline caratterizzate dal prefisso neuro-, comprendenti il neuromarketing e la neuroteologia30 Dalla psicoanalisi nasceranno diverse correnti, che terranno conto della disponibilità al lungo colloquio e all’uso di pillole inerti: la terapia morale, suggestiva (ipnosi), la psicobiologia di gruppo basata sullo psicodramma, che include la famiglia o meno, terapie di rilassamento (musica, danza, arte in genere), training autogeno, agopuntura, ecc… Anche dal prefisso “psico” fioriranno diverse correnti di pensiero (la psiconautica di Luca Pani già direttore dell’AIFA), ma di ben altro valore la psicopolitica trattata dal Paul Michel Foucault che tratterà ampiamente il concetto della cura di sé, di ellenica memoria, interpretandola come strumento complementare dell’arte medica per perseguire lo stesso fine della guarigione, non solo dei mali fisici ma anche di quelli spirituali. Sarà fonte di entusiasmo estetico e di crudeli critiche professionali la sua Storia della follia, come (forse con minor successo) La camera chiara dell’altro maître à penser Roland Barthes (che studierà medicina psichiatrica durante uno dei diversi ricoveri per problemi ai polmoni) e la sua proposta di usare la fotografia in psicoterapia. Tra i molti medici che hanno artisticamente interpretato la loro quotidianità con la follia, Mario Tobino nella sua dolente ripulsa alla Legge 180 di Basaglia ha anche rivendicato la sua ascendenza nel romanzo Il figlio del farmacista.

È interessante la breve riflessione conclusiva della manifestazione: … l’iniziativa (dell’Università di Verona) è stata attivata in un momento quanto mai problematico della pratica clinica che, ancorata alle frammentarie e mutevoli specializzazioni ormai plasmate dalla tecnologia, ha un profondo bisogno di umanesimo; la medicina in altre parole, ha un bisogno assoluto di letteratura per ridare mordente all’opera del medico, ma anche per aiutare i pazienti … magari tenendo conto che … potrebbe essere utile un approccio interdisciplinare ai vari problemi ed ai vari testi che vengono analizzati anche se … ci si scontra con i motivi della “ragion pratica” e cioè con … l’indipendenza nella ricerca, la specificità metodologica di ogni disciplina, la questione -tanto concreta- dei finanziamenti.31 Carlo Chiurco, docente di filosofia morale nello stesso ateneo, terrà il corso Human caring per il personale infermieristico della Regione Friuli Venezia Giulia, da estendere quanto prima anche agli altri operatori sanitari: … occorre un’etica della relazione basata su saperi umanistici che vadano oltre la tecnica e ridisegnino il significato di malattia, salute e corporeità quando la guarigione non è possibile … cambiando il modo di relazionarci col paziente …

È sorprendente che l’8 febbraio a Pisa alla presentazione del libro Una cassetta degli attrezzi di Franco Falorni sia stato il filosofo Remo Bodei a sostenere e spiegare la necessità di rinnovamento della farmacia: … Siamo prigionieri del filo spinato delle abitudini … il passato diventa zavorra … e solo su questo punto vorremmo precisare che dipende dal passato di ciascuno di noi. C’è una bella differenza tra un titolare con un centinaio di pubblicazioni e uno che ha trascorso il suo prezioso tempo a contare ricette della Mutua! D’altra parte nell’indirizzo di saluto ad un convegno puramente culturale un nostro alto rappresentante non ha saputo trattenersi dal far risaltare la maggiore redditività di varie farmacie grazie alla loro propensione alla galenica senza precisare che sono la competenza, l’aggiornamento e le disponibilità tecniche (vedi laboratorio) ad essere basilari e non una fatiscente e interessata propensione. Comunque rimango sempre dell’idea che il profitto seguirà fisiologicamente una evidente professionalità: a parte l’ormai superata storia della preparazione sterile del bevacizumab32 di cui consiglio una attenta lettura, il XXXVII Congresso nazionale della SIFO33 ha dedicato un importante spazio al problema dei farmaci off label in pediatria che almeno in parte potrebbe essere attenuato con una prestigiosa preparazione galenica.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

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6. Cinematerapia per alleviare il dolore. A Milano presto una sala nell’Ospedale Niguarda, Doctror News 33, n.89-22, aprile 2017.

7. Dorfles G. Estetica senza dialettica. In: Il pensiero occidentale. Milano: Bompiani, 2016, pag. 2072, 2105 e 2110.

8. Castoldi A. Il testo drogato: Letteratura e droga tra ottocento e novecento. Torino: Giulio Einaudi Ed., 1994.

9. Burroughs W. Il pasto nudo. Milano: Sugar Ed., 1964, 277-92.

10. Ginsberg A. Jukebox all’idrogeno. Introduzione di Pivano F. Milano: Mondadori, 1979, 48, 443 e 462-3.

11. Scaraffia G. Le Signore della notte. Milano: Mondadori, 2011, 27-9.

12. Montanari AA. Il fiero pasto. Antropofagie medievali. Bologna: Il Mulino, 2015, 99.

13. Colite ulcerosa. L’estratto di mirtillo contrasta l’infiammazione, Il farmacista online, n.1394, 19 maggio 2016.

14. Clostridium difficile: identificare i portatori sani riduce l’incidenza di infezioni conclamate. Doctor News 33, n.95-29, aprile 2016.

15. Clostridium difficile: il trapianto fecale eterologo riduce il rischio di recidive. Doctor News 33, n.184, 31 agosto 2016.

16. Le salicilanilidi sono efficaci contro il Clostridium difficile. Medicina interna 33, 27 settembre 2016.

17. Colite ulcerosa: il trapianto di microbiota fecale è una promettente opzione terapeutica, Medicina interna 33, 28 febbraio 2017.

18. L’intuitive-eating manifesta la capacità di autoregolamentazione alimentare dell’uomo. Nutrizione 33, n. 2-20, gennaio 2017.

19. Montaigne presentato da André Gide. Verona: Mondadori, 1950, pag. 179.

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