Il candidato

Laura Fabrizio
fabrizio.laura@aslrmc.it


Ho gradito molto essere stata avvicinata, durante la celebrazione del XXXII Congresso Nazionale di Firenze, da due giovani colleghi, soci SIFO, che nelle pause dei lavori mi hanno posto, separatamente e indipendentemente tra loro, sostanzialmente la stessa domanda: come si fa per candidarsi alle varie cariche elettive della nostra Società senza appartenere a gruppi facenti capo a personaggi “forti”?
La domanda, a prima vista, mi è sembrata ingenua, ma poi, riflettendoci un po’, ho pensato che tale non era, potendo nascondere una certa comprensibile maliziosità, forse mutuata dal mondo della politica-spettacolo a cui siamo stati particolarmente esposti in questi ultimi tempi.
Mi sono anche resa conto che siamo quasi giunti al termine del mandato che i soci hanno affidato quattro anni fa al CD nazionale da me presieduto, nonché ai Segretari Regionali e ai Consiglieri Nazionali eletti nelle singole Regioni - ognuno per le specifiche competenze - e che potesse giovare qualche riflessione aggiuntiva sul significato di candidatura.
È pur vero che abbiamo doverosamente prodotto, in più occasioni ufficiali, analisi e resoconti sull’operato di questo CD, anche con la pubblicazione e diffusione di una apprezzata brochure – quasi una carta della Qualità - con elencati gli obiettivi raggiunti e quelli mancati rispetto a quanto previsto e condiviso in fase di programmazione, per consentire una stima estemporanea dell’operatività durante tutto il quadriennio che sta per concludersi.
Quello che non abbiamo potuto, saputo o voluto fare, invece, è la così detta “prova del bianco”, cioè il confronto tra il grado di irreprensibilità di ogni singolo componente del CD, delle Segreterie Regionali e del Consiglio Nazionale, così come percepito dagli elettori all’atto della sua candidatura e, per gli eletti, quello percepito dagli stessi elettori al volgere della conclusione del mandato ricevuto e accettato.
Certamente non spetta al Presidente del CD fare questo tipo di misurazione ancorché abbia guidato la squadra eletta dai soci, vuoi perché coinvolto direttamente vuoi, soprattutto, perché questo è un diritto esclusivo e inalienabile dei soci elettori.
È davanti a costoro, infatti, che abbiamo presentata la nostra candidatura nel 2008, per poter essere scelti, tra tanti validi colleghi, ad un così importante Ufficio comportante anche il conseguimento di cariche prestigiose, nei diversi gradi della dirigenza SIFO, armati di solo entusiasmo, su base volontaria e convinti di poter mettere a disposizione di tutti l’esperienza professionale acquisita sul campo.
Non c’è stato bisogno di “appartenere” a qualcosa, tanto meno a qualcuno.
Il candidato, infatti, deve essere idealmente “vestito di bianco”.
I Romani dissero candidatus colui che aspirava alla carica di un Pubblico Ufficio per il quale era richiesto il voto degli elettori, dalla toga candida con la quale era costume comparisse vestito in pubblico: il bianco come colore naturale per eccellenza, a differenza degli altri colori che sogliono essere artificiosi.
Ai candidati si chiedeva, perciò, la candidezza, come dire la massima irreprensibilità, schiettezza, trasparenza, innocenza, sincerità.
Ogni candidato doveva garantire il candore, cioè purità di costumi, di mente e di stile.
Egli doveva presentarsi davanti agli elettori purificato, non macchiato di colpa.
Candidato, quindi, come sinonimo di animo purissimo, che spesso dovrebbe destare meraviglia, stupore, ammirazione.
Siamo tutti consapevoli che di questo candore, purtroppo, oggi si sta per perdere ogni traccia e che, soprattutto nella bassa politica, molti candidati eletti a rappresentarci nelle due camere del nostro Parlamento repubblicano, con straordinaria coerenza, indossano abiti decisamente scuri, dal grigio antracite al nero, sui quali l’originaria bianchezza immacolata del candidato è appena rintracciabile nella forfora sulle spalle e nelle righe gessate e verticali dei loro tristi doppio petto.
Come detto prima, candidarsi, sottoponendosi al giudizio degli elettori, è anche la prassi attraverso cui sono individuati i dirigenti che dovranno guidare, a livello regionale e nazionale, la SIFO nel prossimo quadriennio.
Per il lavoro fin qui svolto da questo CD, sono certa che tutti coloro che da ora in poi intendono candidarsi a tali cariche avranno il massimo rispetto dei soci elettori, presentandosi alle elezioni idealmente “vestiti di bianco” e che, se eletti, si manterranno sempre chiari, schietti, genuini, senza macchia e coerenti con il mandato ricevuto.
Non sarà permesso ad alcuno di sporcarsi i vestiti, tanto meno la coscienza, perché i soci tutti, già durante il mandato, disporranno di idonei strumenti correttivi e di controllo e a fine di ogni quadriennio sapranno misurare, con il voto, il candore dei loro rappresentanti eletti.