medical humanities


Daniela Scala
AORN A. Cardarelli, Napoli
sdaniela2000@yahoo.com


La lettura attenta di un quadro, di una fotografia o di una scultura, ci impone di guardare oltre la superficie. Per questo motivo, l’utilizzo dell’arte come strategia formativa può produrre un operatore sanitario diverso, con una diversa visione delle competenze professionali intendendo il “sapere professionale” della salute come il prodotto dell’integrazione tra l’indispensabile expertise, costantemente aggiornato, le abilità comunicativo-relazionali, attive nella cura, ed una competenza riflessiva sul proprio agire professionale. L’operatore sanitario “competente” è in possesso non solo di capacità d’interpretazione dei segni clinici, ma sa cogliere, al di là dei fatti che si presentano alla sua osservazione, gli indizi della illness (vissuto di malattia) del malato, che vanno ben oltre la superficie della disease (malattia in senso biomedico).
Ringrazio Danilo Susi, presidente dell’ A.M.F.I. (Associazione Medici Fotografi Italiani). Lo scopo dell’AMFI è quello di contribuire alla diffusione e conoscenza, tra i Medici, della fotografia in tutti i suoi aspetti, tecnici e culturali, organizzando concorsi per i Medici fotografi, mostre personali e collettive, diaproiezioni, edizione di libri e cataloghi fotografici. Ciò al fine di promuovere l’immagine fotografica come mezzo di informazione ed educazione sanitaria.
Voglia d’aria
In questo numero useremo alcune delle fotografie oggetto del 7° concorso fotografico dell’Associazione Italiana Medici-Fotografi (AMFI) dal titolo “Voglia d’aria” e raccolte in una mostra in occasione di un convegno della sezione Toscana dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) tenutosi ad Arezzo qualche anno fa. Saranno accompagnate dall’introduzione adattata a questo contesto, che Stefano Beccastrini, medico, pedagogista, storico del cinema, autore di numerose pubblicazioni, fece in quell’occasione alle fotografie del concorso e al tema dallo stesso.

ARIA
Non la vedi
la senti…
profumi odori olezzi
ti serve a vivere
e a viverla,
sapendo quanto piccolo è il mondo
se racchiusa.


Danilo Susi
Presidente AMFI
Gastroenterologo presso Ospedale S. Timoteo,
Termoli - danilosusi@tin.it









Stefano Beccastrini, ISDE
L’ARIA FOTOGRAFATA
Convegno AIPO Toscana
Arezzo, 13 novembre 2008

In fondo, la Fotografia è sovversiva
non quando spaventa, sconvolge
o anche solo stigmatizza,
ma quando è pensosa”
Roland Barthes


Scientificamente parlando, l’aria è la miscela di gas che compongono l’atmosfera terrestre ma tale definizione, seppure esatta, risulta di scarso aiuto quando dobbiamo parlare dell’aria quale fonte di ispirazione artistica, nel caso specifico dell’arte fotografica.
L’aria fotografata sicuramente non è l’aria della scienza e dunque non è la miscela di gas che compongono l’atmosfera terrestre, apparendo ciò, almeno attualmente e lo dico scusandomi dell’ostico termine, infotografabile (attendo comunque smentite, che sarebbero accolte con gioia, legate al fatto che un geniale fotografo riesca a fare una foto che sappia pienamente esprimere questa natura scientifica dell’aria: sono sempre stato convinto che l’uomo, tramite i vari linguaggi artistici, alla fine riesca ad esprimere le cose più apparentemente difficili e complicate, Raymond Queneu scrisse persino un bellissimo poema sulla cosmologia).
Forse risulta più utile considerare l’aria, quale fonte di ispirazione artistica e dunque tema di artistica espressione, ricorrendo all’antica – ma sempre affascinante – suddivisione in quattro degli elementi fondamentali, cosmici verrebbe da dire, della natura: l’aria, giustappunto, eppoi l’acqua, la terra, il fuoco.
Peraltro, anche ricondotta a tale antico contesto concettuale (prima mitico eppoi, con i presocratici, filosofico) l’aria resta un elemento più difficile da affrontare degli altri tre in quanto meno visibile, più impalpabile, più astratto. Dunque, più complesso da affrontare tramite il linguaggio, anzi i molteplici linguaggi dell’arte.
Prima di venire alla fotografia, cerchiamo di trovare conferma, a tale nostra valutazione circa la maggiore difficoltà – rispetto agli altri tre elementi cosmici - di esprimere artisticamente l’aria, nella letteratura, laddove è il linguaggio verbale, e più specificamente scritto, a fare da medium di espressione artistica.
Vediamo subito che mentre l’acqua, la terra, il fuoco compaiono spesso, sulle pagine dei romanzi e dei poemi, nella loro concretezza ed essenzialità, senza particolari aggettivazioni (poi c’è anche chi, come il Petrarca, le copre addirittura di aggettivazioni, per esempio scrivendo “Chiare, fresche, dolci acque” e dunque adoperando addirittura tre aggettivi tutti assieme) quasi mai ciò avviene per l’aria.
L’aria è meno concreta, meno tangibile, meno capace di vivere sulla pagina da sola: diventa allora mal’aria (aria malsana, poi trasformatasi in un sostantivo, “malaria”, il nome di una malattia), diventa il ”nevoso aere” del Foscolo, diventa l’”aria serena dopo la tempesta” di “O’ sole mio” (anche i testi delle belle canzoni sono spesso buona letteratura). Insomma, non esiste letterariamente di per sé, come possono esistere sulla pagina l’acqua e la terra e il fuoco, ma deve diventare metafora d’altro.
Gli scrittori possono evocare, da soli, l’acqua, la terra e il fuoco, non l’aria. Dire: “Vidi alfine l’aria” risulterebbe privo di senso, mentre sarebbe già espressivo dire “Vidi alfine l’acqua”, “Vidi alfine la terra”, “Vidi alfine il fuoco”.
Questo in letteratura. Ma in fotografia ovvero in un arte fondata sul linguaggio visivo e non su quello verbale? Credo succeda più o meno la stessa cosa e per questo il tema del concorso fotografico promosso dagli organizzatori di questo convegno è – ma del resto gli organizzatori stessi ne erano pienamente consapevoli, tant’è che l’hanno scritto esplicitamente nel bando del concorso medesimo - un tema difficile, una sfida alle capacità artistiche, simboliche, metaforizzanti dei medici/fotografi che al concorso hanno deciso di partecipare.
Come fotografare l’aria?
Tornando al confronto con gli altri tre elementi cosmici, l’acqua, la terra e il fuoco possono comparire o meno nell’ambiente – sia esso domestico o sociale, urbano o campestre, marino o montano, con presenze umane o senza, eccetera eccetera - rappresentato da una fotografia mentre invece l’aria è sempre presente, inevitabilmente, in esso.
Ma proprio perché, in una fotografia, l’aria c’è sempre (mentre l’acqua, la terra, il fuoco possono esserci o meno, a scelta del fotografo) è tanto più difficile farne un tema espressivo, porla al centro della rappresentazione fotografica, far capire all’osservatore che proprio essa è l’argomento dell’immagine e che sull’immagine essa non compare casualmente, in quanto presenza costante del paesaggio umano e terrestre.
Sappiamo bene tutti, almeno tutti noi che amiamo la fotografia e ci siamo più o meno a lungo interrogati sul suo statuto di forma espressiva, che scattare una foto non significa affatto riprodurre meccanicamente e per così dire passivamente la realtà bensì dare alla realtà un senso, un’interpretazione, una metaforizzazione simbolica (Henri Cartier-Bresson diceva che “… fotografare è mettere sulla stessa linea l’occhio, la mente e il cuore…”).
Allora, chiediamoci: “Quale metaforizzazione simbolica della realtà offrono le immagini qui riprodotte?” [….]
[….] Quella che vede un diretto collegarsi del tema per così dire “aereo” con il tema del mare, quasi che – nell’immaginario artistico di molti fotografi – la “voglia d’aria” intesa come voglia di spazi aperti, di libertà, di contatto con la natura trovi espressione simbolica nel paesaggio marino (oltre che, com’era immaginabile, in quello boschivo); [….] quella che intende la “voglia d’aria” come voglia, o almeno fascino, del cielo azzurro, della celeste profondità e bellezza della volta celeste, sia essa solcata da nubi o da aerei o da aquiloni; quella in cui l’aria si è identificata, nell’occhio e nella mente e nel cuore del fotografo, come “respiro”, come soffio proveniente dalla bocca o dalla bocca umana trattenuto, così dando vita a immagini di bolle di sapone, di nuotatori, di mangiatori di fuoco e così via, quella [….]

Stefano Beccastrini

a voi continuare!