Magister e Magistero

Laura Fabrizio
fabrizio.laura@aslrmc.it

 “La scommessa è che le singole parole, quasi sussurrate, conservino il fascino
della narrazione, suscitando nel lettore il desiderio di leggere e ricercare, per propria
autonoma scelta, anche quello che è taciuto”.

Mi ha fatto piacere ricevere, dopo la pubblicazione dell’articolo “Ministro e Ministero” nel n. 3/2013 del Bollettino Sifo, la telefonata di un Ministro della Repubblica con la quale manifestava apprezzamento per l’interpretazione e la divulgazione, sia pur a mezzo stampa di categoria riservata ad operatori della sanità, di una nozione che non sempre si acquisisce con sufficiente chiarezza durante gli studi, ma che più spesso è formulabile soltanto in seguito ad una intensa osservazione.
Nel corso della breve e gradita conversazione il mio interlocutore ha anche aggiunto, con notevole onestà intellettuale, che non era mai andato oltre il significato semantico dei termini “ministro” e “ministero” e che non si era mai soffermato su quello etimologico, con i relativi rapporti di derivazione e di funzionalità, ma che durante lo svolgimento del suo mandato ha sempre istintivamente agito da leale “servitore” dello Stato.
Siccome in detto mio articolo avevo accennato al fatto che il termine minis-ter - composto da minus (=meno) e ter  =suffisso che indica opposizione tra due -, si contrappone a “Magis-ter” (= Maestro) -a sua volta formato per rapporto a magis (=più) e anche Mag-nus (=grande) e Major (=più grande) col suffisso -ter (=istro), quest’ultimo rispondente al  greco teros e al sanscrito tara, desinenza del comparativo: onde vorrebbe “il più grande”, “il maggiore” -, mi sembra ora utile trattare qui anche i termini Magister, Magistero e derivati.
Magister, infatti, in origine era il titolo di funzionari e dignitari del mondo romano e medievale e significò Moderatore, Governatore, Prefetto, Capo di arti, di società, di collegi, di villaggi, di militi a cavallo.
Nel tempo, a poco a poco, si restrinse al non meno nobile significato di Esperto, di Dotto in una scienza, in un’arte o mestiere, e nell’altro più modesto di Precettore, Insegnante.
Nella tradizione universitaria del passato “Magister Artium” era titolo spettante al professore delle arti liberali.  “Maestro” è spesso adoperato dalla vulgata per designare la persona di Gesù Cristo e confronta perfettamente con l’ebraico Rabi (da Rab=grande): radice che nelle lingue semitiche entra nella composizione di molti nomi di qualità e di pubblici uffici (Rabbino).
Il Magistrato (da Magistratum), invece, è la persona che amministra la giustizia. È il giudice, il funzionario investito di mansioni giurisdizionali, la persona investita di una carica pubblica di rilievo: Magis come supremazia.
Il termine Magistero, deriva anch’esso da magisterium e da magister  ed esprime l’autorità di chi può essere guida e maestro; è detto di un insegnamento autorevole, di ammaestramento. Si intende per magistero, quindi, anche l’abilità e l’opera di un maestro, l’attività culturale esplicata soprattutto attraverso l’insegnamento, una missione illuminata di istruzione o formazione (l’alto magistero della chiesa), così come l’autorevole perizia o competenza, la dignità di “Gran Maestro” di un ordine cavalleresco, insomma, l’arte eccellente.
Magistero è chiamata, oggi, anche la Facoltà Universitaria istituita per la preparazione di maestri maggiormente dotati allo svolgimento di determinate funzioni didattiche nella scuola secondaria o di vigilanza nella scuola elementare.
Ma non sarebbe stata questa la sede idonea per trattare un simile argomento se come farmacisti non fossimo storicamente coinvolti nell’uso di alcuni di questi termini. Infatti, per i colleghi meno giovani, il termine “Magistero” riporta alle origini della professione essendo la denominazione non più usata di vari composti chimici sotto forma di precipitati pulvirulenti, come il Magistero di Calce (carbonato di calcio ottenuto dall’acetato con un carbonato alcalino), il Magistero di Piombo (carbonato di piombo ottenuto per precipitazione), il Magistero di Bismuto, etc.
In passato si diede questo nome a quei composti, ordinariamente minerali, che si supponevano dotati di virtù superiori e la cui preparazione era spesso segreta. Vennero così detti quasi fossero preparazioni “magistrali”, altro termine di elevato valore storico, scientifico e culturale per medici e farmacisti. Infatti, si definiscono ancora magistrali le preparazioni farmaceutiche eseguite in modo impeccabile secondo la prescrizione del medico. Per questo è magistrale ciò che viene fatto in tono o con autorità da maestro, che denota una perizia o un talento singolare: un discorso, una lezione – lectio magistralis – che quando sono svolti con sfoggio di perizia e di talento sono una “magistralità” cioè fatti “magistralmente“ ossia in modo impeccabile.